Saracinesco
Cartoline dal passato
di Tertulliano Bonamoneta, Maria Antonietta Orlandi
Paese incastonato tra i monti Ruffi tra pietre e dirupi. L’origine del nome del paese è ricondotta alla presenza dei saraceni, sec. IX-X, che, dopo aver devastato i monasteri di Subiaco, si sarebbero rifugiati su questi monti dopo la sconfitta del Garigliano del 949. La perfetta posizione strategica permetteva loro di depredare gli abitanti della fertile pianura del Giovenzano. Il toponimo è attestato nella carta lapidaria del 1052-1053, dell’abate sublacense Umberto, Rocca Sarraciniscum. Secondo questa nuova spiegazione, Saracinesco significa ‘cima montuosa di notevole altezza, inserita in un complesso di cime susseguentisi’.
La ricotta
Sulla montagna troviamo un pastore che, presso il suo precoio (rifugio), con consumata maestria, intorno a un grosso pentolone di rame detto callaro, prepara una buonissima ricotta con il siero rimasto del formaggio appena fatto.
Attizza di nuovo il fuoco portandolo ad una lenta ebollizione. Poi aiutandosi con una schiamarola (cucchiaia bucata), comincia a togliere via via gli strati più superficiali di quel liquido che si è leggermente rappreso versandoli in recipienti di vimini chiamati frucelle. La ricotta è pronta per farsi gustare, ancora calda, in tutto il suo prelibato sapore.
La ricetta
L’impanata
Anche la pastorizia ha influenzato fortemente la gastronomia. Oltre tutti i prodotti derivanti da questa attività, si preparava un piatto tipico, ormai pressoché scomparso, detto l’impanata, così chiamato perché preparato mescolando siero di ricotta, ricotta e pane, fino ad ottenere un composto di una certa consistenza.
La sagra
Sagra della Polenta, nell’ultima domenica di settembre.
I proverbi
Arraccappate cò gli panni tei.
| Ricopriti con i tuoi panni. (Confida sempre nelle tue capacità). |
Chi ha prudenzia l’addopra. | Chi ha la prudenza la usi. |