La BiancaNeve che uccide …
di Mara Piccoli
L’impatto sociale, economico e sanitario delle dipendenze in generale – ed in particolare di quella da cocaina – catalizzano costantemente l’attenzione dei media, oltre ai titoli di cronaca giudiziaria. La droga è qualsiasi sostanza chimica o vegetale ad azione eccitante, stupefacente od allucinogena, che sia capace di intervenire ad alterare l’equilibrio psico-fisico di chi la assume, ed infine di provocarne la dipendenza. L’uso abituale di farmaci capaci di alterare le facoltà mentali dell’uomo è un fenomeno storicamente antichissimo, esteso a civiltà differenti ed ai più diversi gruppi etnici.
La presenza di cocaina accanto a teschi trapanati ritrovati in antiche tombe peruviane e nei capelli di mummie cilene del 2000 a.C. aiuta a comprendere come l’uso di questa sostanza sia antichissimo. La cocaina è l’estratto alcaloide della pianta di coca – kuka in lingua quechua – usata in Sudamerica dagli indios Aymarà e successivamente nel XIII secolo dagli Incas, che ne fecero il fulcro del proprio sistema sociale, politico e religioso. Una leggenda Incas narra dell’origine divina della pianta e di come il primo imperatore Manco Capac, figlio del Dio Sole, l’avesse condotta con sé dai dominii celesti, e ne avesse fatto dono all’uomo dopo la creazione dell’Impero, per ‘saziare gli affamati, dare nuovo vigore ai deboli e agli esausti e far dimenticare agli infelici le loro miserie’. La sua presunta origine divina era in realtà vocata ad ottenere il controllo politico e religioso sulle popolazioni dei territori conquistati. Per questo motivo il suo uso era riservato alla sola aristocrazia, e poterne masticare le foglie era segno di appartenenza alla casta ed alla religione Inca. Attraverso questa ritualità, si imponeva inoltre un limite al consumo, e, soprattutto, si comprovava al resto della popolazione la propria discendenza divina. Successivamente, la coca venne considerata dai conquistatori spagnoli come manifestazione demoniaca, ed a metà del ‘500 il Governo ne proibì il consumo. L’interesse europeo per gli effetti psicostimolanti della coca risale al diciannovesimo secolo, ispirato dagli affascinanti resoconti di naturalisti, alcuni dei quali descrissero le proprietà della coca, avendone provato personalmente gli effetti. Nel 1884 Sigmund Freud si occupò dell’impiego terapeutico della cocaina nel trattato Uber coca, dopo averla acquistata dalla ditta Merck ed averla testata su di sé alla dose di 1/20 di grammo. Scoprendone l’effetto euforizzante, oltre che la scomparsa della fatica e della fame, ne decantò i benefici ad amici e conoscenti della classe medica viennese, e la raccomandò come rimedio nel trattamento dell’esaurimento nervoso, dell’isteria, dell’ipocondria, della neurastenia, dei disturbi digestivi e di altre patologie come l’anemia, la tisi, le malattie febbrili croniche, ecc. Inoltre, metteva in evidenza il suo effetto afrodisiaco, la sua validità contro la sifilide, l’asma e le vertigini, il suo potere anestetico locale e finanche la sua utilità contro la dipendenza da morfina e contro l’alcolismo. Sempre in quel periodo un giovane chimico francese, Angelo Mariani, inventò una bevanda tonica, realizzata con vino Bordeaux nel quale erano messe a macerare foglie di coca, ottenendo riconoscimenti e premi quale tonico di eccellenza e per questo acclamato da cantanti d’opera e musicisti quale rimedio contro il mal di gola, e come stimolante nelle estenuanti tournee. Egli immise sul mercato una vera e propria linea di prodotti a base di questa sostanza, come il thé, le pastiglie e le losanghe Mariani. Lo Zar e la Zarina, i regnanti inglesi, i sovrani svedesi e norvegesi, furono assidui consumatori del suo vino, così come i più grandi intelletti del tempo, quali Dumas, Zola, Duse, ecc. Anche gli imprenditori americani giudicarono vantaggioso investire nel mercato dei prodotti a base di cocaina. Fu così che, nel 1886, J.S. Pemberton lanciò, inizialmente, la French Wine Coca, e, durante il proibizionismo, la famosa bevanda Coca-Cola, ottenuta con un estratto non alcolico di foglie di coca, noci e di cola africana, ricca di caffeina, il tutto disciolto in un dolce sciroppo di zucchero. Dunque, il successo della coca e dei suoi preparati fu sostanzialmente legato ad un impiego voluttuario, che coinvolse soprattutto le classi più elevate. Tuttavia, già nel 1885 fu pubblicato il primo caso di cocainomania, e si scatenò un allarme generale sulla sostanza, tanto che nel 1906 la Pure Food and Drug Act costrinse i produttori di Coca Cola ad eliminare la cocaina dalla ricetta e negli anni successivi fu proibito anche il vino Mariani.
La pasta di coca, ovvero la cocaina grezza, deriva dal trattamento chimico delle foglie, ed è costituita da una miscela con un contenuto in cocaina pari a circa i 2/3 del totale, ed in questa forma viene poi esportata e venduta. Questa forma non solubile si presenta come un ammasso biancastro o marrone, mentre attraverso altro procedimento può divenire cocaina cloridrato, solubile in alcool e poco in acqua, con il tipico aspetto bianco e cristallino, da farla somigliare alla neve. Nella filiera finale di produzione della sostanza, il taglio è praticato con sostanze psicoattive o con sostanze inerti che ne aumentano solo il volume. L’assunzione dei cristalli di cocaina cloridrato, finemente tritati per via nasale – il cosiddetto sniffing – è la via usualmente preferita ed utilizzata dai consumatori abituali. Ciascuna striscia contiene da 10 a 40 mg di cocaina (a seconda del grado di purezza della sostanza) ed il suo effetto euforizzante, che inizia dopo pochi minuti, si protrae per altri 30-45 minuti. L’assunzione di cocaina – fenomeno sempre più frequente nella popolazione – porta con sé numerose complicanze mediche, che possono riguardare vari organi ed apparati. Si è registrato, nell’ultimo decennio, un incremento di circa il 33% dei ricoveri in Pronto Soccorso a causa dell’assunzione di tale sostanza, principalmente per gli effetti sul sistema cardiovascolare dovuti alla sua elevata cardiotossicità, che può indurre, anche in giovani con assente o minimo rischio cardiovascolare, infarto, aritmie, miocarditi e cardiopatie in genere. All’elettrocardiogramma si osservano alterazioni del tratto ST-T, tachicardia sinusale, allungamento del QTc. E ancora la trombosi coronarica da aumentata aggregazione piastrinica, l’aumento delle catecolamine circolanti con successiva vasocostrizione, l’ipertensione arteriosa che può causare dissecazione aortica, sono tutte complicanze da assunzione di cocaina. Inoltre, ictus o emorragia cerebrale in soggetti al di sotto dei 40 anni possono essere causati da cocaina. L’abuso cronico può provocare complicazioni addominali (ischemia vascolare addominale e perforazione gastro-duodenale), respiratorie (tosse, crack lung, edema polmonare), insufficienza renale acuta, ed esitare in gravi disturbi psicotici nei soggetti abituè dello sniffo. Un aspetto peculiare sono i danni da cocaina in donne in gravidanza con rottura di placenta, aborto, pre-eclampsia, prematurità ed anomalie del feto, aumento di incidenza di morte improvvisa neonatale. Da sfatare il mito che la cocaina incrementi la libido, in quanto se da una parte aumenta il desiderio sessuale e l’eccitazione, dall’altra inibisce l’orgasmo. I metaboliti della cocaina sono frequentemente reperiti in soggetti coinvolti in incidenti stradali, proprio perché la sostanza induce un’alterazione dei tempi di reazione, con un’eccessiva fiducia nelle proprie capacità e sottostima dell’entità del rischio, specie se associata ad alcool. Per questo è ormai divenuta routinaria l’esecuzione di uno screening tossicologico in persone che giungono in strutture di emergenza in seguito a traumi stradali. Nonostante, anche nell’assunzione sporadica ed occasionale si osservi un aumento di 4 volte il rischio di morte sia per ictus che per infarto, il fascino ambiguo di questa droga miete, specie tra i giovani, vittime incoscienti o colpevolmente indifferenti ai rischi gravissimi, sino al momento drammatico dello schianto al termine di una pista bianca innevata… non di neve, ma di morte.
La cocaina è una truffa: lascia le persone come sono e le illude di essere diverse.
Giorgio Faletti