La sindrome dell’ambasciatore veneziano
Ragionevol…Mente
di Carlo De Luca
Per ragioni di bieco utilitarismo, l’uomo ha sempre tentato di fare previsioni. Anche se raramente la metodologia si è rivelata all’altezza dell’ambizione. In principio era il presentimento che nelle forme più strutturate diventava presagio. Poi venne la divinazione e, ancora dopo, la profezia.
Constatata l’elevatissima proporzione di fallimenti, l’uomo volle affinare il metodo introducendo gli strumenti della congettura. E addirittura costruì una scuola di pensiero secondo la quale l’apprendimento si misura proprio dalla capacità di fare previsioni.
È indubbio che con il ragionamento i risultati migliorarono di molto ma la quota di insuccesso della previsione rimase comunque molto elevata ed ancora oggi lo è.
Per comprenderne la ragione è utile analizzare quella che in letteratura è nota come ‘sindrome dell’ambasciatore veneziano’, una condizione definita sulla base di una vicenda senza tempo e dal dubbio fondamento storico. Però molto esplicativa.
Si narra che l’ambasciatore veneziano a Costantinopoli monitorasse le dinamiche politiche interne dell’Impero ottomano allo scopo, ovviamente, di misurarne il grado di pericolosità nei confronti della Serenissima.
Sapendo che il sultano era gravemente malato, che un nipote tramava alle sue spalle e che la carestia di una regione periferica stava provocando un malumore diffuso da cui poteva scaturire una sollevazione popolare, giudicò che in quel momento l’imperatore turco si trovasse in condizioni così sfavorevoli da non poter rappresentare una minaccia imminente.
Il fatto è che il sultano era stato tenuto rigorosamente all’oscuro delle sue condizioni di salute, non sospettava minimamente del nipote che mostrava anzi grande deferenza nei suoi confronti e non era stato informato della carestia. Perciò mosse guerra alla Repubblica di Venezia.
Qualcuno ha pensato di definire una ‘Sindrome dell’ambasciatore veneziano’ per descrivere una condizione nella quale una previsione pure ottimamente ponderata si rivela invece completamente errata. Perché quando si tenta di prevedere il comportamento di un altro, bisognerebbe essere certi che l’altro abbia gli stessi elementi di giudizio. Ed anche che li sviluppi secondo la stessa logica.
Le previsioni sono estremamente difficili.
Specialmente sul futuro.
Neil Bohr