Wolfang Amadeus Mozart. Un bambino prodigio
di Silvia Mazzolini
Wolfgang Amadeus Mozart nasce il 27 gennaio del 1756 nella ‘Casa Hagenauer’ a Salisburgo.
Dei sette figli del ‘musicista da camera dei principi salisburghesi’ Leopold Mozart e di Anna Maria Walpurga ne sopravvivono solo due: Wolfgang Amadeus e la sorella maggiore Maria Anna, detta ‘Nannerl’. Ambedue i figli dimostrano un enorme talento musicale, ragion per cui l’ambizioso padre decide di accantonare la sua propria carriera e comincia a presentare i propri figli alle corti principesche europee. Ad appena sei anni il piccolo Mozart intraprende già grandi viaggi attraverso l’Europa occidentale; dalla Germania al Belgio, alla Francia e fino a Londra. In Italia perfezionerà le sue conoscenze musicali; studierà l’Inglese e l’Italiano. Mozart trascorre la sua gioventù come primo violino della musica da corte salisburghese. Solo a partire dal 1772 verrà anche retribuito. La sua ricerca vana di un impiego diverso lo porterà in Italia, a Vienna e a Monaco. A Vienna vive come artista, compositore di opere e insegnante. Il 4 agosto del 1782 sposa Constanze Weber contro il volere del padre. La coppia viaggia a Salisburgo e a Praga. Dei sei figli sopravvivono all’età infantile solo due. Muore a Vienna il 5 dicembre del 1791, all’età di 35 anni, per una ‘febbre militare acuta’ e in povertà. Le cause della morte rimangono ad oggi misteriose nonostante le suggestive teorie di avvelenamento da parte dei suoi concorrenti musicisti. Verrà inumato in una anonima fossa comune – il corpo non è stato mai ritrovato – e il suo inno alla morte, il Requiem, resterà incompiuto.
L’infanzia rubata
Il padre educa musicalmente il figlio già in tenerissima età e ne intuisce ben presto il talento. Wolfang a tre anni batteva i tasti del clavicembalo, a quattro suonava brevi pezzi e a cinque già componeva alcune composizioni. L’infanzia trascorsa alle Corti di mezza Europa, la forte pressione esercitata dal padre (che vedeva in lui una risorsa anche economica), il temperamento inqueto, i complessi sulla sua fisicità hanno determinato in maniera rilevante l’evoluzione emotiva e caratteriale di Wolfang. Tutta la sua vita è stata una compressione, un produrre compulsivo, un peso enorme per un giovane della sua età. Mozart ha lasciato un considerevole carteggio di corrispondenza e di spartiti manoscritti (taluni sembrerebbero addirittura non originali ma attribuiti a lui, come vedremo in seguito) che consentono di ripercorrere la sua evoluzione grafica nel tempo, e di fissare le costanti della sua personalità e dei suoi celati patimenti.
L’adolescenza e la giovinezza
Durante i frequentissimi viaggi Mozart comunica con la sorella, la madre e il padre per mezzo di numerosissime lettere nelle quali racconta i trasferimenti da una reggia all’altra, i progressi, e le preoccupazioni. Alterna toni entusiastici ad altri cupi e stanchi; spesso nelle sue lettere si rinvengono allusioni impertinenti e fuori luogo, tanto che il secondo marito della di lui moglie, nel raccogliere ed esaminare la corrispondenza, spesso barra le parti ritenute fuori luogo. Questa sua peculiarità ha portato ad ipotizzare fosse affetto, tra le altre, della sindrome di Tourette.
Certamente, osservando i manoscritti, si evince una sorta di bipolarismo (entusiasmo alternato a depressione) che si manifesta con andamento della scrittura ascendente ma con preoccupanti ‘cadute’dell’umore a fine rigo (Fig. 02).
Figura 02 1782 (26 anni) |
Figura 03 1782 (31 anni) |
La conferma di un umore instabile la troviamo proprio nelle parole estratte da una lettera da lui inviata alla sorella:
Vedi, sono capace di scrivere in tutti i modi che voglio, elegante o selvaggio, corretto o contorto. Ieri ero di pessimo umore e il mio linguaggio era corretto e serio; oggi sono allegro e il mio stile è contorto e giocoso.
Il movimento espressivo del Maestro è improntato al disordine (cancellature frequenti, righe che si intersecano), lo spazio a disposizione è occupato in maniera totale, non c’è aria né respiro, si evince uno stato d’animo oppresso, schiacciato da un peso difficile da sopportare (scarso interrigo e parole quasi addossate), i margini non sono rispettati (tutto il foglio è riempito di inchiostro), la scrittura minuta e elementare (quasi abbia avuto voglia di rimanere ancorato all’infanzia non vissuta); spesso compaiono tremolii e macchioline di inchiostro sparse, indice di iperemotività (Fig. 02). Non potendo ribellarsi all’autorità paterna, diventa beffardo, sfida il mondo adulto con provocazioni continue (dimensioni ridotte della scrittura, gesto aggressivo con allunghi eccedenti, contenuti inappropriati e sconvenienti).
Progressivamente gli indici grafologici, riconducibili ad oggettivi disagi emotivi, peggiorano nelle loro caratteristiche intrinseche: l’andamento diventa sempre più discendente (scoraggiamento, pessimismo), aumenta la confusione (righe che si accavallano) e la scrittura si rimpicciolisce ancora di più (Fig. 03), la pressione è disomogenea con tratti più leggeri (mancanza di energia) alternati a tratti pesanti , le ‘m’ e le ‘n’ ad arco ci dicono di una personalità rimasta infantile, che non vuole crescere ed evolversi. Compaiono le così dette ‘code di volpe’ (quei segni che emergono nelle scritture alla fine del rigo, quando lo scritto continua a procedere nonostante sia troppo vicino al margine e non andando a capo si trascina verso il basso (Fig. 02). Questa peculiarità prevale nelle scritture delle persone depresse, che hanno forti scompensi umorali e momenti di perdita del senso della realtà. Se unita a un andamento discendente, come nella scrittura di Mozart, questa indicazione diventa ancora più significativa nella sua accezione negativa. Certamente la scrittura parla molto sul tipo di sentimento del compositore. Anche l’alternanza di fasi up e down confermano il disagio umorale vissuto.
Negli ultimi anni la fase di abbattimento occupa un posto determinante nella sua emotività. Il requiem non a caso viene composto nell’imminenza della sua morte lasciando spazio a numerose congetture. Forse la storia di questo grande genio dovrebbe essere riscritta, anche alla luce di recenti approfondimenti che hanno dimostrato che non tutte le opere a lui attribuite sono effettivamente originali. Alcune composizioni difatti potrebbero essere state composte da altri e successivamente attribuite a lui. Si osservi, a tal proposito, l’immagine sotto proposta (Fig. 04), che illustra un accertamento tecnico grafologico sulle firme del compositore (in questo caso il campo di applicazione è la grafologia forense).
Come è possibile osservare, la firma di Mozart è sovrastante un tratto manoscritto ‘raschiato’ che, ricostruito nel tracciato in giallo, risulta essere ‘Luchesi’. Questo autore contemporaneo di Mozart fu anche sospettato di avere avvelenato il maestro (poi scagionato). Anche in questo caso la verità è ancora lontana dall’essere svelata.