Il Sacro Speco di San Benedetto
di Roberto Giagnoli
San Benedetto da Norcia (fine secolo V – inizi del VI) lasciò un’impronta indelebile nella Valle dell’Aniene, in particolare a Subiaco, nobilitandola spiritualmente e segnandola a tal punto da rendere inscindibile il binomio San Benedetto – Sacro Speco del Monte Taleo.
Il Monastero, incassato nella roccia a strapiombo sulla valle sottostante, è composto da due chiese sovrapposte e da cappelle e grotte, interamente affrescate in epoche diverse, si è sviluppato lungo il fianco del Monte Taleo, a partire dalle due grotte abitate da Benedetto.
Nel 1202 Innocenzo III, nell’ambito di una politica di riforma e di lotta al potere imperiale di Federico II, promulga una bolla a favore dei monaci benedettini del Sacro Speco, dando inizio ad una serie di attività costruttive, che hanno portato il monastero allo stato attuale.
Al livello più basso si trova la Grotta dei Pastori, che, a parte alcuni affreschi medievali, è rimasta allo stato originale.
Un’ampia scala, la Scala Santa, conduce al livello della grotta superiore, detta della Preghiera. Alla base della scala si apre la Cappella della Madonna, dal pavimento cosmatesco e completamente rivestita con affreschi, a tema mariano, dovuti a pittori di scuola senese del XIV secolo.
Ai lati della scala si osservano affreschi che hanno come tema la Morte. Alla sommità della scala si apre la Chiesa Inferiore, completamente ricoperta con affreschi del XIV secolo, attribuiti al maestro Conxolus e dedicati a scene dei miracoli di San Benedetto.
Sul lato sinistro della Chiesa Inferiore si apre la Grotta della Preghiera, la cui struttura è stata in parte modificata per facilitare il pellegrinaggio. Una scala a chiocciola conduce a un livello superiore, dove si trova l’ambiente di maggior interesse dello Speco, la Cappella di San Gregorio, con affreschi eseguiti alla fine del terzo decennio del XIII secolo.
A destra, subito dopo l’ingresso della cappella, un affresco raffigura San Gregorio Magno accanto a Giobbe completamente tempestato di piaghe. Nella nicchia absidale si trova il Pantocratore affiancato da San Pietro e San Paolo, mentre sull’abside che la sormonta è raffigurata la Crocifissione tra la Madonna e San Giovanni. La parete di sinistra è decorata con la scena della Consacrazione della Cappella, da parte del Vescovo Ugolino, nel secondo anno del pontificato di Gregorio IX (1228), mentre sulla parete d’ingresso si trova il famoso ritratto di San Francesco raffigurato senza aureola, confermando che gli affreschi vennero eseguiti precedentemente alla sua santificazione nel 1228.
Dalla Chiesa Inferiore si sale a quella superiore, in corrispondenza del transetto, in una zona completamente affrescata da maestri di scuola umbro-marchigiana (1430).
L’abside è ricavata in una cavità del monte ed è ancora occupata da arredi liturgici, nello stile dei marmorari romani del XIII secolo. La navata è costituita da due campate poste ad un livello superiore rispetto al presbiterio e da esso separate da tre archi ogivali su colonnine. La prima campata è ricoperta con affreschi databili alla prima metà del XV secolo, mentre la seconda, più alta rispetto all’altra, è affrescata con scene della Passione di Cristo, dovute ad artisti di scuola senese del XIV secolo.
L’arco trionfale è dedicato ad una affollata scena di crocifissione; sulla parete di destra si osserva l’Entrata in Gerusalemme e, a sinistra, una bellissima scena della Salita al Calvario, caratterizzata dalla raffigurazione del corteo che segue il Cristo con la croce.
Di notevole fattura, sulla parete di sinistra si trova un bel pergamo marmoreo del XIII secolo.