L’evidenza scientifica a supporto della prevenzione
di Paola Marconi
Viene da uno studio neozelandese la prova scientifica di ciò che ad oggi tutti i nutrizionisti sanno benissimo, e cioè che il consumo di fibre alimentari aiuta a prevenire malattie non trasmissibili come diabete, cancro, infarto ed ictus.
Lo studio è stato portato avanti dal Dottor Andrew Reynolds dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, pubblicato sulla rivista Lancet. Sono stati esaminati 185 studi che avevano come oggetto il background di 135 milioni di persone, con 58 trial clinici e 4.635 adulti partecipanti.
Lo studio in oggetto è stato commissionato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e coordinato dall’esperto in materia Jim Mann, e si è basato su decessi prematuri e sull’incidenza di infarto, ictus e altre malattie cardiovascolari, sull’incidenza del diabete 2 e di alcuni tumori associati all’obesità come quelli relativi al colon-retto, al seno, all’esofago e alla prostata.
Ciò che è stato messo in evidenza è che 8 grammi di fibra in più al giorno porta ad una diminuzione dell’incidenza e della mortalità causata da malattie come diabete, cancro del colon e infarto, pari ad un dato che oscilla tra il 5% e il 27%. Dimostrata anche l’aumentata protezione nei confronti dell’ictus e del cancro al seno.
Per ottenere maggiori effetti protettivi da parte di questo alimento è necessario assumere tra 25 e 29 grammi di fibra al giorno.
A conferma di ciò, la IV Revisione LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed energia per la popolazione italiana) stabilisce che, anche se non esiste un vero e proprio fabbisogno minimo rispetto alla fibra, è auspicabile un apporto della stessa pari ad almeno 25 grammi al giorno, compatibile con un tempo di transito intestinale di 2-3 giorni, una frequenza di defecazione più o meno giornaliera ed un contenuto di acqua delle feci superiore al 70%, tutti elementi che caratterizzano una normale funzionalità intestinale.
La fibra alimentare non è un elemento essenziale della dieta perché, a differenza dei nutrienti, non ha una funzione plastica e neanche energetica; ha, però, un ruolo indispensabile nella regolazione della funzione intestinale (IOM, 2005) aumentando la massa fecale ed accelerando il tempo di transito intestinale.
Essa è rappresentata da una varietà di molecole con diverse proprietà chimico-fisiche a cui corrispondono proprietà fisiologiche diverse. È resistente all’idrolisi e all’assorbimento nell’intestino tenue e arriva al colon sostanzialmente immodificata. Nel colon i polisaccaridi non amidacei presenti nella fibra alimentare sono fermentati in condizioni di anaerobiosi da parte del microbiota intestinale.
La cellulosa che è la meno fermentescibile tra i diversi tipi di fibra, è presente negli strati più esterni dei cereali (crusca); essa contribuisce molto all’aumento della massa fecale grazie alla sua capacità di legare l’acqua nel colon distale e di resistere alla degradazione batterica.
Il microbiota del colon ha bisogno della presenza di fibre solubili in acqua per far partire la fermentazione. Durante la fermentazione si formano vari sottoprodotti, come acidi grassi a catena corta (SCFA) e gas. Gli SCFA inibiscono la fermentazione delle frazioni proteiche non digerite che arrivano al colon, riducendo la produzione di ammoniaca ed ammine, che sono prodotti potenzialmente tossici per i colonciti. Inoltre, gli SCFA riducono il PH del contenuto del colon, il che favorisce l’assorbimento intestinale di minerali (soprattutto il calcio) e inibisce la fermentazione di sostanze potenzialmente cancerogene, come gli acidi biliari secondari.
Le proprietà igroscopiche delle fibre fanno in modo che l’acqua trattenuta diluisca le sostanze tossiche presenti nell’intestino e l’aumento della velocità con cui le tossine transitano fa in modo che queste non restino troppo tempo in contatto con la parete intestinale. Questa è una delle grandi magie della prevenzione.
Riconosco l’importanza delle fibre nella panza,
ma il problema è la sostanza:
riesco a digerire tutto un abbacchio,
ma un’insalatina manco per il cacchio.
Anonimo tiburtino