I tesori della Valle dell’Aniene
di Roberto Giagnoli
La Valle dell’Aniene è attraversata dal fiume più importante e noto tra quelli che nascono dai Monti Simbruini. Nasce a Fiumata, nel cuore del Parco dei Simbruini, prosegue fino a Filettino e Trevi e, dopo Comunacque si avvia, attraverso una gola impressionante, severa e bella, fino a Subiaco, da dove, dopo aver dato origine ad un salto di 120 metri d’altezza a Tivoli, prosegue la sua corsa fino al Tevere a Roma.
L’area era già conosciuta dai Romani, che vi costruirono i grandi acquedotti Anio Vetus, Acqua Marcia, Acqua Claudia e Anio Novus, per incanalare l’acqua verso la Capitale. Le limpide acque dell’Aniene e del Simbrivio vennero apprezzate sin dai tempi di Nerone, che costruì la sua famosa villa di Subiaco, collegata, sembra, alla Villa di
Traiano degli Altipiani di Arcinazzo.
L’Alta Valle dell’Aniene si incunea tra gole strette, chiuse dai Monti Simbruini e si snoda lungo il corso dell’omonimo fiume. Le abbondanti piogge e le nevi, unitamente all’ambiente carsico, hanno creato le condizioni per un sistema di sorgenti pedemontane, da cui, ancora oggi, viene prelevata acqua potabile utilizzata per dissetare parte dell’area urbana di Roma, quella dei Colli Albani e molti
comuni ubicati nella Valle del Sacco.
La Valle è stata abitata in origine dagli Equi, che, in alleanza con i Volsci, difesero a lungo la loro indipendenza dai Romani. Ha avuto notevole importanza nell’epoca Imperiale, fino al punto di spingere due imperatori, Nerone e Traiano, a costruire due importantissime e meravigliose
ville. Nel Medioevo, la Valle ha accolto uno dei capisaldi del monachesimo con il Sacro Speco di San Benedetto e il Monastero di Santa Scolastica a Subiaco, splendidi esempi di architettura ed arte monastica e uno dei nodi più importanti della rete delle Grandi Abbazie.
Il Parco Naturale dei Monti Simbruini è la più vasta area protetta del Lazio al confine con l’Abruzzo. La natura carsica del terreno ha dato origine anche a un mondo sotterraneo inimmaginabile: grotte che si addentrano nelle viscere della terra anche per chilometri, alcune delle quali sono delle gigantesche risorgive, veri e propri collettori per l’acqua, riserve idriche imponenti come la Grotta dell’Inferniglio e la Grotta del Pertuso. La varietà naturalistica, la funzione di collegamento strategico tra la Capitale e l’area appenninica abruzzese e l’importanza della ricchezza idrica, hanno reso quest’area un concentrato di significative sovrapposizioni e vicende storiche, testimoniate dalla preistoria all’era industriale. Pur trattandosi di un territorio variamente antropizzato, ha mantenuto, tuttavia, quasi integre le sue caratteristiche naturali. Gli avvistamenti di lupo, orso marsicano, aquila reale, astore, picchio, coturnici e gambero di fiume, rappresentano un indice evidente del valore ecologico del territorio, ricco di biodiversità.