Soggettivo o Oggettivo?
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di Giovanni Beccarini Crescenzi
Il tema della definizione di Dio ha coinvolto molta parte del pensiero filosofico fin dalla antica Grecia. Lo si è cercato di definire e quindi di oggettivare sempre in modo ampio, articolabile il più possibile con ragioni che son sembrate spesso essere inattaccabili nel loro costrutto logico-formale. Si pensi a Pitagora (570-497 a.C.) con il Dio Monade, ossia contenitore del tutto e da cui tutto deriva, che annulla in sé tutti i contrasti; Parmenide (540-463 a.C.) con il ‘Dio-Essere’ che si determina nella Realtà ‘in Sé’ incorruttibile, immutabile e illusoriamente molteplice; Socrate(469-399 a.C.) diceva che Dio esiste perché il mondo non può essere ‘effetto del caso’ ma appare opera di una intelligenza creatrice; Platone lo identificava con il ‘Bene’, unica ed assoluta condotta degli equilibri delle cose ‘che sono’ e che permangono nella memoria ‘dell’utile’ necessario a proteggere il senso ed il progresso dell’umanità.
Sul finire dell’epoca antica S. Agostino (354-430 d.C.) ci presenta Dio come colui che è un ‘Eterno Presente’, libero dal passato e dal futuro e quindi dal tempo stesso. Il Tempo è solo degli esseri umani che, comunque, hanno il dono di vivere gli attributi di Dio attraverso la continua contemporaneità sia della memoria del passato che delle aspettative del futuro, che si esplicano in un continuo agire ‘Presente’ che le riassume.
San Tommaso (1225-1274 d.C.) nel Basso medioevo, in parte concilia quanto affermato dai filosofi trattati, con le 5 Prove dell’esistenza di Dio: 1) Avvalendosi del Motore Immobile di Aristotele, che tutto muove non essendo egli stesso mosso; 2) Del concetto di causa prima incausata; 3) Delle cose o Enti necessari che sono nell’Universo perché derivano ciò, da un essere necessario che ha ‘in Sé’ la propria Ragion D’Essere; 4) Del concetto di Perfezione che, per gradi diversi, permea le cose e che impressionano la nostra mente e ci spinge man mano a risalire ad una originarietà assoluta di questa stessa idea di perfezione: DIO! 5) Infine, attraverso l’armonia dell’Universo che sembra presupporre una Intelligenza Ordinatrice.
In ultimo non possiamo non citare le tre prove dell’esistenza di Dio di Cartesio Filosofo del Rinascimento (1596-1650 d.C.): 1) Se siamo esseri imperfetti, perché ci poniamo il tema della perfezione? Essa quindi non può che derivare da un Essere Perfetto! 2) Se ci fossimo creati da soli non si capisce perché non lo si sia fatto in modo perfetto visto che questa idea è in noi, allora è evidente che siamo opera di un ‘Dio Perfetto’ che, creandoci, ha lasciato in noi il senso di sé: la Perfezione. 3) In ultimo Dio con l’Idea di Perfezione ci dà la prova che esiste, certamente, pur non vedendolo, perché se aneliamo continuamente ad un’idea di Perfezione, vuol dire che essa ESISTE ed è Dio!
Quanto finora detto ci pone difronte ad una riflessione, Dio è relativo alla ‘teologia’ come attività di pensiero? Per cui tutto ciò che attiene alla nostra creazione è comunque definibile Dio? Per esempio, potrebbero essere assimilate a Dio anche le prime particelle costitutive dell’Universo? Oppure Dio è relativo alla ‘teologia’ come materia di studio sistematico dell’essere attraverso le sue definizioni dottrinali (Bibbia, Corano, Tripiṭaka del buddhismo, ecc.)? Quali di questi è l’Archetipo da seguire? Teologico? Ontologico? Certamente possiamo dire che le due strade guardano con discreto successo ad una ‘Verità Prima’ che è già chiaramente, quotidinamente, operativa! Per tutti gli esseri umani: «Astrarre dalle cose che sono il senso altrettanto astratto dei sentimenti che ci spingono ad AMARE la vita».
La nostra realtà è tragica solo per un quarto:
il resto è comico.
Si può ridere su quasi tutto.
Alberto Sordi