Navigabilità dell’Aniene
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Navigabilità dell’Aniene

Vecchie storie

di Mauro Rosa

…Tivoli città, presso la quale è un tempio ad Ercole dedicato, ed una precipitosa caduta, che il navigabile Aniene fa da un altissimo luogo, precipitandosi in una profonda valle, tutta di selve vestita fino alla città, quindi ubertosissime campagne percorre…

Già Strabone (60a.C. – 23d.C.) parla della possibilità di navigare l’Anius, ossia l’Aniene, allo scopo di far giungere nella Roma Imperiale il lapis tiburtinus, la ‘pietra di Tivoli’, per l’edificazione dell’Urbe:

(Strabo, De situ orbis, libr.V)

Pochi anni dopo Tiberio inaugurerà l’Amphiteatrum Flavivm (80d.c.), il Colosseo, interamente rivestito ed ornato da statue da tale pietra costiuite. E Plinio il Vecchio (23 – 79d.C.) descriverà di nuovo l’Anius come via d’acqua per il trasporto della pietra, della calce e della legna (Naturalis Historiae, Libro 3°, cap.5°) all’interno della città eterna. L’antica via di transumanza che dai territori degli Equi e dei Marsi scendeva verso il Tevere, pavimentata in pietra nel 286 a.C. dal console Marco Valerio Massimo Potito, la Tiburtina Valeria, non era sufficiente al trasporto di materiali specie di dimensioni e peso ragguardevoli; il trasporto via fiume (con le navis caudicaries) (Figura 1) integrava nella movimentazione dei maggiori gravi, quello via terra.

Navigabilità dell’Aniene

Figura 1 – Frammento di sarcofago, I° secolo  dopo Cristo, naves caudicaria. Il traino ‘a spalla’ dalla sponda rimarrà immutato per diciotto secoli.

Ma con il declino di Roma e il tramonto del suo ruolo, della sua opulenza, dei suoi commerci, anche l’Aniene conobbe secoli di abbandono. Il mancato dragaggio, l’assente manutenzione delle rive, il tributo di acqua dato ai quattro acquedotti romani (Anius, Anius Novus, Acqua Clavdia, Acqua Marcia) fecero dimenticare il fiume come via navigabile se non per il piccolo cabotaggio poco più che locale.

Solo dopo più di mille anni, nel XVI° secolo, con l’avvento di Papa Giulio II° Della Rovere (1503 – 1513) e il suo mecenatismo volto a rendere a Roma lo splendore dei fasti Imperiali, con l’apertura della Fabbrica di San Pietro (1506), essendo nuovamente necessaria una mole impressionante di materiali da costruzione, legname, ma anche di prodotti dell’agricoltura e della pastorizia, il trasporto fluviale torna ad assumere un ruolo preminente tanto da portare Papa Paolo III°(1534 – 1549) a disporre «…ad commodum et utilitatem Fabricae…» un vero e proprio esproprio del Teverone (questo il nome dell’Aniene all’epoca) e delle sue rive da ponte Lucano, con l’imposizione ai proprietari di provvedere a lasciare libere e pulite le rive stesse per lo spazio sufficiente al traino dei buoi; già, perché le ‘chiatte’, le ‘barcacce’, i ‘navicelli’ e le ‘tartane’ (Figura 2) cariche dei materiali, non tutte scendevano con remi o vela il corso del fiume, ma, perlopiù, venivano trainate dalla sponda da buoi, unico metodo certo per poter vincere la tortuosità del fiume e la forza della corrente, o da uomini, detti ‘pilorciatori’, allo scopo preposti esattamente come evidenzia il frammento di sarcofago di 15 secoli prima.

Navigabilità dell’Aniene

Figura 2 – G.B. Piranesi, Veduta del sepolcro della famiglia Plauzia, 1756, particolare; in secondo piano tre battelli, due tartane dal tipico albero e una barcaccia, del tutto uguale a quella d’epoca Romana (gentile concessione de Corniceria 90, Tivoli)

L’importanza dell’Aniene è sottolineata dagli interventi di rigida regolamentazione del Governo della Reverenda Fabrica volti a garantire la regolarità degli approvvigionamenti, a controllare i costi del trasporto, a manutenere costantemente il corso e le rive del fiume ma anche a sanzionare gravemente coloro che non dovessero osservare le disposizioni impartite persino sulla quantità e qualità del taglio degli alberi nei territori anche privati circostanti il Teverone.

La Fabbrica di San Pietro, inaugurata la Basilica nel 1626 e completata l’antistante piazza e il colonnato del Bernini, con il finire del XVII° secolo, non richiede più una gran mole di materiali edili e di nuovo il fiume conosce un periodo di abbandono lungo quasi un secolo. Ma un altro Papa mecenate, Clemente XII Corsini (1730 – 1740), necessitando materiale dall’Ager Tiburtinus via Aniene, progetta e dispone somme per la riapertura della navigabilità: ma al dire del Volpi «…haesit opus, quo facto nescias, nec ultra processit…» (…bloccato il lavoro, quando sarà fatto non si sa, né si procede oltre…) (Sante Viola, 1819); le finanze pontificie non possono permettersi tali spese e il progetto viene accantonato ma non abbandonato. Un ulteriore sforzo lo compie Papa Pio VI° Braschi (1775 – 1799). Narra Gaetano Moroni nel 1855 nel suo Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica «…imperrocché quel Papa che voleva intraprendere l’impresa diresse in tal anno un corrispondente chirografo al celebre tesoriere Ruffo, il quale lo pubblicò con editto colla storia del fiume ed i regolamenti per l’operazione, per la quale si sperava di veder navigabile il fiume anche più in su di ponte Lucano…»; l’anno è il 1792 e in effetti il chirografo inviato al Monsignor Ruffo indicava l’intenzione del Papa si che il Ruffo decretò poi con editto i regolamenti per l’attuazione; i fondi erano pochi ma c’erano, la volontà c’era – «Aniene naviculariis patere jusso», «Decreto per l’apertura alla navigabilità dell’Aniene» – si celebrò l’evento con la coniazione di una medaglia allo scopo preparata (Figura 3); ma le vicende successive, con l’arrivo di Napoleone in Italia e l’arresto, la deportazione e morte del Papa in Francia, ne impedirono l’attuazione.

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Figura 3 – Pio VI°, 1792: sul retro della medaglia rappresentazione antropomorfa dell’Aniene, scritta ‘aniene naviculariis patere jusso’ e immagine del Tempio della Sibilla sullo sfondo a destra.        

(Medaglia e foto dell’autore)

Bibliografia essenziale:

 

  • Plinio, Naturalis Historiae, Libro 3°, cap.5°
  • Sante Viola, Storia di Tivoli dalle origini al secolo XVII, 1819
  • Strabo, De situ orbis, libr.V
  • Archivo Fabbrica San Pietro in Vaticano
  • Gaetano Moroni, Dizionario di erudizione storico-ecclesistica, 1855

 

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