Immigrazione ed ospedalizzazione nella Asl di Tivoli
Sua Sanità Pubblica
di Carlo De Luca
Introduzione
Nel territorio della Asl di Tivoli (Roma 5), la presenza di cittadini stranieri è particolarmente rilevante. Nell’anno 2017 gli stranieri residenti rappresentavano il 12,3% della popolazione totale a fronte di una media regionale pari allo 11,3%. In due distretti socio-sanitari, quelli di Monterotondo e Guidonia, la proporzione di cittadini stranieri raggiunge, rispettivamente, il 15,1% ed il 13,1%. In una proporzione molto elevata (vicina al 97%) gli stranieri residenti nel Lazio, compresi quelli della Asl Roma 5, provengono da Paesi cosiddetti ‘a forte pressione migratoria’. In sostanza, nel Lazio la questione degli stranieri si identifica con quella dei migranti.
L’aspetto sanitario della presenza straniera è ancora, per certi versi, inesplorato. Certamente si sono rivelati infondati i timori di nuove epidemie legate a malattie di importazione, come ribadito anche di recente dai programmi di sorveglianza sanitaria. Rimane invece ancora da stabilire con precisione il fabbisogno di salute delle comunità di migranti. Da questo punto di vista il dibattito scientifico oscilla tra due poli di discussione che sono stati definiti in termini di ‘effetto migrante sano’ ed ‘effetto migrante esausto’. Da una parte gli immigrati che giungono nel nostro Paese hanno esigenze sanitarie minori perché in origine già fortemente selezionati sulla base della giovane età e dell’integrità fisica. Dall’altra essi risultano esposti, anche nel Paese ospite, a quei fattori di rischio caratteristici della povertà tra i quali gioca un ruolo non secondario la ridotta accessibilità ai servizi. Dalla complessa interazione tra prestanza fisica e vulnerabilità sociale scaturisce un risultato che, in termini di uso dei servizi sanitari, non è facilmente intelligibile.
Infatti, gli studi che hanno valutato il ricorso ai servizi sanitari, misurato in termini di tasso di ospedalizzazione e di accesso al Pronto Soccorso (PS), hanno fornito risultati a volte contraddittori. Anche per il fatto che nel corso del tempo si sono succeduti eventi che possono modificare i dati. Tra questi va segnalato l’introduzione del ticket sanitario per le prestazioni di PS che rappresenta certamente un deterrente per i ceti meno abbienti. In secondo luogo la normativa nazionale sulla regolarizzazione di domestici e badanti, approvata nel corso dell’anno 2009, ha prodotto l’emersione di una quota importante di immigrazione irregolare ampliando la base visibile della comunità straniera con una possibile riduzione apparente dei tassi (che utilizzano la popolazione ufficialmente censita come denominatore).
In uno studio pubblicato dalla Asl Roma 5 nell’anno 2015, sono stati analizzati due aspetti dell’assistenza ospedaliera, ricoveri acuti ordinari e prestazioni di pronto soccorso, particolarmente utili a rappresentare la domanda di popolazioni deprivate che sottoutilizzano i servizi territoriali.
Tassi di ospedalizzazione
I tassi standardizzati di ricovero (Figura 1), tenendo conto degli intervalli di confidenza, sono sostanzialmente sovrapponibili negli uomini, mentre sono ben superiori nelle donne straniere rispetto a quelle italiane.
Il tasso standardizzato di accesso al PS risulta largamente superiore in ambedue i sessi nella comunità straniera rispetto ai cittadini italiani (Figura 2).
La domanda di ricovero ordinario acuto risulta differenziata per soli due aspetti importanti. Tra gli stranieri si osserva un tasso malattia-specifico superiore per le condizioni patologiche perinatali ed i problemi ostetrico-ginecologici.
Conclusione
Nella Asl Roma 5 la popolazione migrante, di prevalente origine romena, presenta un maggiore ricorso all’Ospedale sia nell’ambito dell’acuzie che in quello dell’emergenza. I risultati ottenuti non sono generalizzabili ma possono essere considerati validi per quei territori, segnatamente il Comune di Roma e la Provincia di Roma, nei quali predomina l’immigrazione di origine romena.
Il maggiore bisogno di salute riguarda in massima parte l’area materno-infantile, nell’ambito della quale le comunità migranti sono portatrici di costumi, sensibilità culturali e condizioni di vita che pongono problemi di integrazione sociale dalle forti implicazioni sanitarie. Queste considerazioni suggeriscono che il processo di adattamento della popolazione migrante (apprendimento, aggiustamento dei comportamenti) è un fenomeno complesso che può essere facilitato da interventi che accompagnino la sensibilizzazione culturale ad un’offerta di servizi mirati ad un’area sociale debole e perciò difficilmente raggiungibile.