Franco e Anna
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Franco e Anna

Dottor aneddoto

di Emilio Merletti

 

Quella volta Franco era venuto accompagnato.

Sua moglie era molto materna. Un carattere energico, deciso, l’opposto di Franco, che era invece timido, insicuro, poco loquace.

Da un po’ di tempo si sentiva triste, me lo aveva detto qualche tempo prima. Tuttavia alla mia domanda se c’era un motivo per giustificare quella tristezza non aveva saputo o voluto rispondere. Non mi sembrava depresso: continuava il suo lavoro di operaio, frequentava il circolo dei pescatori e la domenica mattina se ne andava con qualche amico a cercare le trote lungo il fiume. Però, mi diceva, era ‘avvilito’. Si capiva che voleva parlarne, ma aveva il sopravvento una sorta di pudore invincibile.

«Coraggio, diglielo al dottore perché stai male!» esordì sua moglie «Forza, altrimenti glielo dico io».

Lui si schermiva. La testa bassa e le mani strette tra le gambe.

«E va bene Franco, allora se tu ti vergogni parlo io. Dobbiamo sbloccarla questa situazione! Lo sa, dottore, perché mio marito è sempre così triste? Pensi un po’! Ha paura che io abbia un altro uomo». «Ma no, ma no, che dici! Non è così» la interrompe lui col tono di un bambino che non vuole siano resi pubblici i suoi pensieri intimi.

«Sì, Franco, è così! Ci abbiamo messo una serata intera, la tua testa sulla mia spalla, per farti sputare il rospo…» «No, ma…vede, dottore…» fa lui «…non è che…insomma, io non ho motivo di essere geloso di Anna, di sospettare cose del genere, nemmeno lontanamente. Lei è veramente un angelo e non lo merita…è…è come un brutto sogno nella mia mente, tutto qui. Solo che non mi lascia vivere in pace. Mi opprime, mi avvelena la vita!» Il viso tra le mani a nascondere un pianto accorato. «Su amore, non fare così, vedrai che passerà, ci sono io vicino a te, e ti amo più di qualsiasi cosa al mondo, lo sai, sì che lo sai. Ne verremo fuori, e il dottore ci aiuterà. È vero, dottore? Lei ci aiuterà a cancellare quest’incubo». Lo accarezzava sulla testa, gli stringeva le mani, mi guardava a tratti, gli occhi lucidi di lacrime a stento trattenute.

Intervenni prima con generiche parole di buon senso, poi più professionalmente, per cercar di capire come fosse nato questo ‘incubo’, che non appariva come un delirio di gelosia, piuttosto come un pensiero parassita nell’ambito di un disturbo ossessivo-compulsivo. Anna ancora una volta mi venne in soccorso, con molta umiltà. «È un discorso delicato, dottore, ma ne abbiamo parlato a lungo con Franco, e crediamo che all’origine ci sia…posso dirglielo, amore?» Franco annuì «ci sia…un ricordo lontano, una cosa dolorosa che è ritornata a galla chissà perché. Franco aveva dodici, tredici anni, quando un giorno sorprese sua madre che baciava un uomo, un amico di famiglia. Fu un trauma. Ed a questo se ne aggiunse un altro: sua madre gli fece giurare che non avrebbe mai rivelato la cosa a suo padre. Così fu. Capisce dottore? Mio marito si è tenuto dentro tutto questo per tanto tempo…» «Certo» intervengo io «e poi, sai com’è la mente, Franco? Hai sovrapposto quell’episodio alla tua vita presente, come dire? Hai inconsciamente sostituito la figura materna a quella di Anna, la donna che ami. Ma non voglio fare della psicoterapia spicciola. Secondo me sarebbe utile una serie di colloqui con lo specialista, probabilmente per un breve periodo». Li vidi entrambi più sollevati. Prospettai varie opzioni, dal CSM locale ad alcuni studi privati, lasciando a loro la scelta.

Pochi giorni fa sono venuti a trovarmi in studio. Allegri, ringiovaniti, si tenevano per mano come due fidanzatini. «Grazie dottore» fa Anna «se non fosse stato per lei…» e Franco mi guarda intensamente, con un sorriso sereno «Mi sento come un convalescente. Sono molto debole ancora, ma sto ricominciando a vivere. Gliene sarò grato per sempre».

Non è frequente, anzi, è piuttosto raro che i pazienti ti comunichino la loro guarigione, ancor più raro che ti ringrazino così calorosamente. In genere è sottinteso, puoi percepirlo da mille segnali non verbali, ma sentirselo dire è così gratificante! Provoca un immenso piacere e ti dà una forte carica motivazionale per andare avanti. Quel giorno, veramente, toccai il cielo con un dito.

Ricordo questi fatti, mentre controllo e firmo le ricette di continuazione terapia, perché ho visto sulla lista degli appuntamenti che è proprio Anna la prossima a dover entrare. Cos’altro vorrà dirmi? Sono curioso di sentire.

«Permesso dottore?» «Vieni, Anna. Buon giorno. Allora, che mi dici? Come va Franco?» «Bene, bene dottore, ma oggi sono venuta per me» «Siediti, dimmi».

«Dottore, stamattina ho fatto il test di gravidanza: sono incinta».

«Oh che bello! Sarete felici!» «No dottore, non posso tenerlo». Ma come? Anna, lo desideravate da tanto tempo! Credimi, non potrà essere che una grande gioia…» «Dottore…» e per un attimo vedo un lampo livido, che non conoscevo, guizzare nel suo sguardo «…io e Franco…lui non si è ancora ripreso del tutto e…non abbiamo avuto rapporti…capisce?»

Ci sono persone che credono così tanto nella famiglia
che ne hanno due.


Anonimo tiburtino

 

 

 

Curare il corpo è facile;
curare lo spirito difficilissimo
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proverbio cinese

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