La bicicletta nei dipinti
Commenti in cornice
di Efram L. Burk
Going to Hobby Fair
Isaac Robert Cruikshank – Acquaforte colorata a mano, 1835
136x195mm (al segno della targa) – Science Museum, Londra, UK
Nel tempo della riscoperta della mobilità su due ruote, è opportuno – quasi doveroso – tornare nell’800, ai primordi della rappresentazione artistica della bicicletta, ed in particolare alle rappresentazioni che ne diedero i due principali caricaturisti dell’epoca: l’artista britannico Isaac Robert Cruikshank e il francese Honoré Daumier.
La bicicletta moderna, come la pensiamo oggi, fu inventata in Francia, nel 1817, dal barone tedesco Karl Freiherr von Drais, e fu chiamata ‘velocipede’. L’anno successivo, a Londra, l’autista del pullman Denis Johnson la presentava come ‘cavallo da hobby’ o ‘cavallo da dandy’, poiché azionato dalla spinta dei piedi del ‘cavaliere’ – e non ancora dai pedali, come avverrà invece successivamente.
Nella stampa di Cruikshank, una robusta figura paterna lavora faticosamente mentre aziona il suo ‘cavallo da hobby’, al quale è stato aggiunto una sorta di carro per ospitare il resto della famiglia, mentre uno dei bambini si sostituisce ai freni, affondando i talloni nel terreno. L’immagine rappresenta una visita a Bushy Park, a est di Londra, nei pressi del Palazzo di Hampton Court. Il sito, noto per i suoi graziosi bacini e la statua barocca di Diana, risultava molto popolare tra gli appassionati di ‘cavalli da hobby’, che si osservano infatti ‘galoppare’ lungo il bordo piscina.
Mon vélocipède!
Honoré Daumier – Litografia
240x201mm – Pubblicata su Le Charivari, 17 settembre 1868
La litografia di Daumier, invece, rappresenta nientemeno che ‘La Pace’, mentre guida – attraverso un sistema di pedali e manovelle attaccati alla ruota anteriore – un tipo di velocipede noto come ‘ruota alta’. La ruota anteriore più grande consentiva, a questo antenato della bicicletta, di percorrere una distanza maggiore ad ogni colpo di pedale. Significativo è il fatto che al posto del telaio vi sia un cannone, e che ‘La Pace’ lo utilizzi come sella. Daumeir, come Cruikshank, era noto – con una produzione di oltre 4.000 stampe – per le caricature satiriche su comportamenti ed eventi riferiti al periodo. In questa particolare rappresentazione, focalizzò l’attenzione sul crescente senso di minaccia rappresentato dal militarismo prussiano, lanciando di fatto l’allarme sull’inevitabilità di una guerra franco-prussiana. I timori di Daumier erano ben fondati: nel 1870, la Prussia invase la Francia, scatenando una guerra breve ma devastante, che avrebbe lasciato la Francia umiliata – privata delle principali province di confine dell’Alsazia e della Lorena – ad affrontare la sanguinosa guerra civile della Comune di Parigi. Ironia sta nel fatto che una figura come ‘La Pace’ fosse impotente di fronte a tutto questo, e che dovesse anzi ‘pedalare’ verso un tale destino. Un lettore contemporaneo potrebbe ravvedere, nell’opera di Daumier, una minaccia, non tanto – come all’epoca – di tipo militare, quanto piuttosto di tipo ecologico. La guerra che l’uomo stesso muove al pianeta, attraverso l’utilizzo di quel ‘cannone’ rappresentato dalle emissioni di gas serra dei veicoli alimentati da combustibili fossili, può essere oggi ancora evitata, forse anche con un ritorno al… ‘cavallo da hobby’.