Decora le sale! Artisti Moderni e le Feste
Commenti in cornice
di Efram L. Burk
A sinistra: Henri Matisse, Maquette per Nuit de Noël, 1952, gouache su carta, montata su tavola, 271,8 x 135,9 cm, Museum of Modern Art, New York City
A destra: Henri Matisse, Nuit de Noël, 1952, vetro colorato, 332,5 x 139 x 1 cm, Museum of Modern Art, New York City
Nel 1952 l’artista francese Henri Matisse (1869-1954) fu incaricato dalla compagnia Time Life di eseguire Nuit de Noël. Il 4 dicembre di quell’anno, Matisse scrisse ad Alfred Barr, il direttore fondatore del Museum of Modern Art La vetrata è finalmente partita per New York. Sarà esposta durante le vacanze di Natale al Rockefeller Center. Se hai la possibilità di vederlo, sarai d’accordo con me che una maquette per una vetrata e la stessa finestra sono come uno spartito musicale per l’esecuzione di un’orchestra. L’opera era in linea con il movimento dell’arte sacra, che tentava di far entrare nelle chiese le migliori produzioni di artisti moderni, non necessariamente religiosi. Lo stesso Matisse era conosciuto come umanista e già nel 1908 nei suoi Appunti da un pittore – pubblicato a Parigi quell’anno su La Grande Revue- scrisse: Quello che sogno è un’arte di equilibrio, di purezza e serenità, privo di argomenti inquietanti o deprimenti, un’arte che potrebbe essere per tutti, per l’uomo d’affari come per il letterato, una arte che abbia un’influenza rasserenante per la mente, qualcosa come una buona poltrona che da relax e ristora dalla fatica fisica. Nel 1941, Matisse a seguito di un intervento chirurgico rimase tra la sedia ed il letto e perciò fu costretto a sviluppare la sua vena artistica attraverso dei ritagli di carta, così come nella maquette. In queste opere, infatti, Matisse costruiva e sovrapponeva le sue forme tagliate a forbice. Ne è un esempio la grande stella nera al centro di Nuit de Noël , che era stata creata da cinque triangoli blu.
Come cattolico sempre più devoto nei suoi ultimi anni, l’artista spagnolo Salvador Dali (1904-1989) ha spesso rappresentato idee religiose nelle sue opere, incluse una serie di cartoline di Natale commissionate da Hallmark a partire dagli anni ’50. Hallmark aveva infatti iniziato a riprodurre dipinti e disegni di artisti contemporanei sulle sue cartoline di Natale già dalla fine degli anni ’40, come ideato dal fondatore dell’azienda Joyce Clyde Hall.
La diffusione di queste cartoline natalizie rese enorme visibilità e notorietà all’arte di Pablo Picasso, Paul Cezanne, Paul Gauguin, Vincent Van Gogh e Georgia O’Keeffe . Certamente il surrealismo non era molto assimilabile alla classica iconografia natalizia e quindi l’effetto delle cartoline di Dalì fu quello di rappresentare un approccio più moderno ed oscuro rispetto alla consuetudine, nelle figure degli angeli e della farfalla gigante sopra ‘albero scintillante.
Le farfalle compaiono spesso nell’opera di Dalì, quale simbolo di metamorfosi e cambiamento, veicoli naturali della sua esplorazione del subconscio, per questo disse: “Sto dipingendo quadri che mi fanno morire di gioia, sto creando con assoluta naturalezza, senza la minima preoccupazione estetica, sto facendo cose che mi ispirano una profonda emozione e sto cercando di dipingerli onestamente.” È interessante notare che egli continuò a dipingere immagini per Hallmark relative alla festa di San Valentino, alla Pasqua ed alla Festa della Mamma.
Da quando Andy Warhol (1928-1987) arrivò a Manhattan nel 1949, il suo lavoro offuscò il confine tra design commerciale e belle arti. Nel 1956, oltre a disegnare scarpe e borse, ricevette l’incarico di disegnare le cartoline di Natale per Tiffany & Co che furono da allora pubblicate sino al 1962, quando iniziò ad esporre i suoi quadri di lattine di zuppa. A un artista come Warhol, ossessionato dall’esaminare e riflettere la cultura del consumismo nel proprio lavoro (spesso trasformando oggetti di consumo in opere d’arte), sembrò che impegnarsi nella tradizione moderna della celebrazione del Natale (come con i biglietti) fosse una scelta naturale.
Nella sua cartolina, la fata che fa musica seduta sotto gli ornamenti dell’albero assomiglia un po’ allo stesso Warhol, con la classica parrucca colorata. Tuttavia, nel suo libro The Philosophy of Andy Warhol (From A to B and Back Again), pubblicato nel 1977, Warhol espresse il suo poco entusiasmo per le festività. Scrive ” Natale è quando devi andare in banca a prendere soldi freschi da mettere in buste dalla cartoleria per le mance e dopo aver dato la mancia al portiere, questo va in congedo per malattia o se ne va…” Al di là delle apparenze, Warhol figlio di immigrati slovacchi (cambiò il proprio nome da Warhola a Warhol), era un devoto cattolico bizantino, profondamente religioso e che frequentava regolarmente le funzioni.