La bellezza della bellezza
Sin da bambini uno dei sentimenti che ci sovrasta è il sentire, in noi, sapore di ovvio, di naturale e scontato riguardo all’ESSERCI e, per giunta, come se ciò non avesse avuto un inizio e non possa avere una fine.
Sin da bambini uno dei sentimenti che ci sovrasta è il sentire, in noi, sapore di ovvio, di naturale e scontato riguardo all’ESSERCI e, per giunta, come se ciò non avesse avuto un inizio e non possa avere una fine.
Gli stati d’animo vissuti nei giorni di maggiore allerta della pandemia, mi hanno evocato due letture che hanno entrambe a che vedere con la guerra e la lotta interiore. La prima è “Una vita sospesa 1938-1945” del neuroscienziato Giulio Levi che negli anni della pensione si dedica con successo a scrivere libri per bambini. O meglio, libri che narrano storie viste con gli occhi dei bambini ma in qualche caso scritte per gli adulti affinché acquistino consapevolezza e conservino la memoria.
Ad oggi, 4 maggio 2020, sono passati 73 giorni. Il 21 Febbraio era appena iniziato quando, a poche ore dalla mezzanotte, si è venuti a sapere in modo ufficiale che un paziente di 38 anni è stato ricoverato nell’ospedale di Codogno in provincia di Lodi, ad una manciata di chilometri da Piacenza, con una polmonite che lo lascia praticamente senza respiro.
Il 20 febbraio 2020 Mattia, un podista trentottenne di Codogno, viene ricoverato in rianimazione per una grave polmonite bilaterale atipica. Risultato positivo al SARS-CoV-2, viene considerato il paziente Uno, benché rimanga l’enigma di chi sia stato il paziente Zero, in quanto il suo amico, rientrato dalla Cina e con cui aveva cenato sere prima, era risultato negativo.
Tutti i medici a vario livello e ruolo, con gli instancabili infermieri e gli operatori della sanità, in questi giorni stanno affrontando in ospedale, con un eccezionale senso di responsabilità e abnegazione, questa dilagante pandemia. Se la guerra si vince sul territorio, le battaglie più cruente si combattono in ospedale.
Sembra crescere un contrasto tra chi pensa che la priorità sia quella di contenere il contagio di Covid-19, e chi ritiene invece che sia urgente far riprendere le attività economiche. Il dilemma è stato aperto da Trump con un tweet la cui sostanza era ‘non possiamo avere una cura che sia peggiore del male. Le persone rischiano di morire più per le conseguenze delle restrizioni alle attività economiche che per il virus’.
In un giorno qualunque, di un marzo qualunque, bambini e ragazzi (e con loro gli adulti) hanno appreso improvvisamente che qualcosa era drasticamente cambiato: le scuole sono chiuse e con loro anche i corsi di nuoto, canto, ballo, musica, e sport in genere. Compagni e docenti sono spariti, per apparire solo tramite computer o cellulare; stessa cosa per nonni, zii, parenti e amici di famiglia.
È trascorso ormai più di un mese dall’inizio dell’epidemia sostenuta da un virus del tipo Coronavirus ed è già tempo di bilanci e riflessioni sullo stravolgimento che tale fenomeno ha apportato alle nostre vite professionali e personali. E la prima riflessione è proprio sulla percezione interna del tempo. Chi può dire che una giornata passata nel corso della quarantena ha la stessa valenza psicologica e di durata di quella a cui eravamo abituati?
L’alloro (LAURUS NOBILIS) è una pianta aromatica perenne, appartenente alla famiglia delle Lauraceae, originaria dell’Asia Minore e diffusa in tutto il Mediterraneo.
Fin dall’antichità l’alloro è simbolo di gloria, pace e di protezione dai poteri magici negativi, in grado di allontanare malasorte e malattie contagiose.
Il mio cane si chiama Smoky, è un border collie e ha 6 anni.
Io mi chiamo Chiara e ho 59 anni; ex dirigente d’azienda in pensione e, come molti italiani, in quarantena con la mia famiglia per il Covid-19 dal 9 marzo.
Ebbene sì!
Mr. Schulz aveva proprio ragione quando faceva dire a Lucy Van Pelt: «La felicità è accarezzare un cucciolo caldo!»