Celiachia e patologie glutine-relate
di Paola Marconi
Ad oggi, il cibo non è soltanto un elemento essenziale per una buona sopravvivenza, ma è diventato un elemento di identità culturale, un mezzo per socializzare, e sempre più spesso una moda. Mangiare ormai non è più sufficiente. È necessario mangiare bene. Pertanto, hanno preso sempre più spazio i moderni concetti di alimentazione biologica e salutare. Cucinare è sempre più spesso un’arte e quindi mangiare implica la soddisfazione di tutti i sensi.
Nella pratica clinica accade spesso di osservare una stretta relazione tra l’assunzione di determinati alimenti o componenti di essi e sintomi gastro intestali, come gonfiore e dolore addominale, diarrea e dispepsia.
Nel vasto spettro delle intolleranze alimentari, quelle glutine-relate sono sempre più spesso oggetto di studio nel mondo scientifico, anche se è stato osservato che non sempre la dieta gluten-free seguita dai pazienti è realmente supportata da una positività dei test diagnostici convenzionali e/o da un reale miglioramento clinico della sintomatologia riferita dal paziente.
L’ingestione di cibi contenenti glutine può scatenare tre tipi di risposte: allergiche, autoimmuni oppure non-allergiche e non-autoimmuni. Queste risposte sono rappresentate rispettivamente dall’allergia al grano, dalla malattia celiaca e dalla sensibilità al glutine non celiaca.
L’allergia al grano è una patologia caratterizzata dalla produzione di IgE specifiche e quindi dalla comparsa di una risposta di ipersensibilità immediata (tipo I) conseguente all’ingestione di alimenti contenenti grano/glutine. Ha una prevalenza molto bassa e le manifestazioni più comuni si riscontrano a livello gastrointestinale attraverso diarrea, dolore addominale, gonfiore, oltre che attraverso un quadro di compromissione respiratoria o sotto forma di una reazione orticarioide. La diagnosi viene in genere effettuata in vivo attraverso Prick Test cutanei e in vitro mediante la valutazione delle IgE specifiche nei confronti delle proteine del grano e di altri cereali correlati. La terapia prevede ovviamente l’eliminazione assoluta di tutti gli alimenti contenenti grano/glutine a tempo indeterminato.
La malattia celiaca è un’enteropatia cronica immuno-mediata del piccolo intestino scatenata dall’esposizione al glutine di frumento (gliadine e glutenine) e proteine correlate presenti nella segale e nell’orzo in individui con predisposizione genetica. Negli individui HLA-DQ2 e/o DQ8 positivi, il consumo alimentare di glutine innesca uno stato infiammatorio della mucosa duodenale, con attivazione di una risposta immunitaria specifica, sia umorale sia cellulo-mediata, caratterizzata da linfocitosi intraepiteliale (IEL), ipertrofia delle cripte di Lieberkuhn e ridotta altezza dei villi intestinali che sfocia spesso nella completa atrofia con alterazioni delle funzioni assorbitive. Tale patologia può manifestarsi con sintomi sia gastrointestinali che extra-intestinali. Le principali manifestazioni sono: diarrea, steatorrea, dolore e gonfiore addominale, dispepsia, calo ponderale, ipotrofia muscolare, ipoplasia dello smalto dentale, aftosi orale, alopecia, atassia, anemia sideropenica refrattaria alla terapia marziale, osteopenia fino ad una vera e propria osteporosi, ipertransaminasemia isolata, infertilità, ipocolesterolemia e ipotrigliceridemia.
Altra patologia glutine-relata di crescente interesse è la cosiddetta sensibilità al glutine non celiaca, spesso caratterizzata da gonfiore e dolore addominale, disturbi dell’avo, dispepsia, nausea, meteorismo, ma anche emicrania, confusione mentale, astenia, che regrediscono dopo una dieta senza glutine. In tale condizione patologica, non si riscontrano alterazioni sierologiche e/o istologiche duodenali tipiche della patologia celiaca, anche se nella metà circa dei pazienti si riscontra spesso una positività degli AGA IGg e/o una positività per HLA DQ2 e/o DQ8. Come nelle altre patologie glutine-relate l’unica terapia consiste nell’eliminazione di tutti gli alimenti contenenti glutine.