I cunicoli di Papa Gregorio
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I cunicoli di Papa Gregorio

Così Van Wittel (Vanvitelli) rappresenta la cascata dell’Aniene in Tivoli nel 1720; la veduta è spettacolare: l’Acropoli in primo piano, il ponte e la chiesa di San Rocco, la città sullo sfondo, lo scorrere del fiume… Già i Romani in epoca Repubblicana, poi Imperiale, avevano canalizzato le acque allo scopo di favorire il lavoro dei mulini e degli agricoltori, abbellire ville e monumenti, e l’antica via Valeria connetteva i due lati del Regno favorendo gli scambi culturali e commerciali. Ma già nel 105 A.D. una piena dell’Aniene provoca danni ingentissimi spazzando via tutto; lo racconta Plinio il giovane nell’Epistularum libri. Nei secoli successivi, anche più volte durante un singolo secolo, si ha notizia di eventi simili; nel 1576 il Cardinale Ippolito d’Este dispone la costruzione di un canale di scarico, lo Stipa, con il quale si vuole far defluire parte delle acque per una via ulteriore (e farle giungere alla Villa erigenda).

Non basta: parte della città viene travolta dal fiume nel 1589 e 1592… Nel XIX secolo l’Aniene rompe gli argini negli anni 1804, 1805, 1808 e 1809, preannunciando il disastro del novembre 1826…

Dopo giorni di pioggia, al mattino del 16 novembre 1826, le acque in piena abbatterono il lato destro della diga; il livello del fiume si abbassò, il costone con sopra la chiesa di Santa Lucia franò con case e orti, la via Valeria rimase interrotta, gli opifici e i mulini senza energia motrice, sempre per l’abbassamento dell’alveo; per fortuna accadde di giorno così da consentire l’evacuazione della popolazione prima del crollo. Papa Leone XII intervenne subito, con farina, pane e denaro, e successivamente facendo erigere una nuova diga, a monte di quella crollata, terminata in due anni con una spesa di 80.000 scudi; ma il problema non era risolto: ora minacciava anche la zona della Cittadella, erodendo la sottostante Grotta di Nettuno; urgeva una nuova soluzione e Pio VIII incaricò una commissione di periti di studiare il da farsi… L’idea, folle e geniale, venne all’architetto Clemente Folchi: praticare due fori alle pendici del monte Catillo, in zona non abitata, deviare il corso del fiume lontano dalla città, creando una nuova cascata al lato opposto della diga crollata nella Villa Gregoriana; non pago, il Papa volle anche ripristinare il collegamento viario: un nuovo ponte in muratura avrebbe sostituito quello vecchio crollato.  Incoraggiati e finanziati da Gregorio XVI, sotto il diretto controllo di Mons. Rivarola, allora Prefetto delle Acque, nel luglio 1832 i lavori ebbero inizio.

I cunicoli di Papa GregorioI cunicoli come rappresentati dagli incisori Cerbara nel 1834 e Lorenz nel 1835; nella prima in alto a sinistra al fiume viene data rappresentazione umana; in entrambe le monete in alto, inoltre, si nota l’ingresso del Sepolcreto scoperto con i lavori preparatori; in basso, evidenza della grande cascata e della Villa Gregoriana

I cunicoli di Papa Gregorio

I cunicoli di Papa Gregorio

Con i primi scavi si rinvenne un Sepolcreto di epoca Imperiale e i ruderi del ponte Valerio, innumerevoli problemi di realizzazione tecnica furono superati e, in poco più di due anni, il 7 ottobre 1835, si compirono: il fiume domato cessava di essere una minaccia, la nuova cascata rinnovava l’interesse paesaggistico per i visitatori, e ancora i molini, le ville e gli opifici tornavano ad avere l’energia per operare e produrre lavoro e ricchezza per la popolazione.

 

 

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