Beethoven – La Quinta Sinfonia
di Cosimo Cannalire
Non serve descrivere la sinfonia in oggetto, tanto è integrale al subconscio musicale del romanticismo beethoveniano.
La potenza che l’impregna è una miscela di intensità ed a suo modo omogeneità, scandita da un ritmo tonale che muta da tragedia a trionfo in poche battute.
Andiamo direttamente al punto: chi più di ogni altro ha centrato il messaggio dell’autore?
Ci si può riferire alle esecuzioni storiche (Toscanini, Furtwangler, Szell, Karajan), ma il precipuo scopo di queste interpretazioni era creare un ordine nell’indulgenza musicale che li aveva preceduti.
In alternativa ci sono versioni con cavalleria leggera musicale su strumenti originali (ad esempio Norrington od Antonini) che danno un senso di ascetismo tonale scevro da imbellettamenti romantici del pezzo.
Esiste però un direttore che nel 1974 ha creato un unicum musicale.
Carlos Kleiber ha avuto un rapporto sempre molto problematico con il padre Erich, grande e rispettato direttore d’orchestra e molto legato al repertorio beethoveniano.
Celebre l’aneddoto durante il soggiorno della famiglia in Argentina in cui il padre intima al figlio intento ad arpeggiare al pianoforte di casa di smettere di suonare dato che un musicista in famiglia era più che sufficiente.
Kleiber si avvicina in maniera circospetta a questo repertorio, data la consanguineità familiare e l’imprinting che ne consegue.
Cosa fa sì che la sua interpretazione sia unica e soprattutto diversa dal canone precostituito?
Di certo la flessibilità e sensibilità in un continuo dinamismo sonoro mantenendo sempre e comunque la monumentalità del messaggio musicale.
Questa cura per i dettagli ed il livello compiuto di architettura musicale sono possibili solo con un’orchestra del calibro dei Wiener che asseconda integralmente il direttore nel suo intento.
I Wiener sono spesso stati accusati, diversamente da altre compagini di calibro come i Berliner, di suonare bene solo con chi stimano e rispettano; è evidente che in tale contesto questo è il caso.
Sempre con i Wiener Kleiber lascia una versione della settima di grande impatto, ma è soprattutto l’interpretazione della sesta (eseguita solo una volta dal vivo e fortunatamente catturata su nastro) con l’orchestra di Monaco che ci lascia senza fiato: i tempi di Kleiber sono opposti alla temperie bucolica di Bohm, ma la tempesta da lui ricreata ha una matrice sturm und drang inarrivabile.
Più un pezzo di storia musicale che un disco di musica classica…
Beethoven ha corrotto la musica:
vi ha introdotto gli sbalzi d’umore,
ha lasciato che vi entrasse la collera.
Emil Mihai Cioran