Papa Simplicio
Vecchie storie
di Mauro Rosa
Nato in Tivoli in data ignota da Castino, console per Onorio in Spagna (o da Cola Giordano, come da altri sostenuto), nulla si sa della giovinezza di Simplicio; prese i voti non ancora ventenne e – «…fornito a dovizia delle più eminenti virtù, ed arricchito d’ogni umano e divino sapere…» – nei pontificati di Sisto III, Leone Magno, Ilario, combatté vittoriosamente l’eresia Palagiana (che sosteneva non essere necessari il Battesimo e la Penitenza); il 3 marzo 468 assurse al soglio Pontificio e vi rimase quindici anni durante i quali ebbero luogo eventi decisivi per la storia della Chiesa, di Roma, del mondo (5, 9).
Dall’inizio del Pontificato Simplicio dovette affrontare il declino dell’Impero d’Occidente, retto da Imperatori sempre meno autorevoli, di Roma, afflitta dalla peste e dalla fame, l’invasione dell’Italia dei Goti, sempre continuando a combattere l’eresia della Chiesa e l’Impero d’Oriente.
A Costantinopoli, infatti, l’Imperatore usurpatore Basilisco si schierò nella controversia monofisita contro il Papa; il monofisismo negava la natura umana di Cristo (1, 7) ma la controversia tendeva soprattutto a rendere l’Oriente indipendente da Roma nelle scelte e nomine secolari e di fede; per lunghi anni Simplicio, con alterne, vicende rivendicò il primato della Chiesa di Roma come unica erede di San Pietro e depositaria della fede (2, 5, 7, 9); il nuovo Imperatore Zenone, con l’appoggio del Vescovo Acacio, gestirono la vicenda rispettando solo in parte i dettami, le preghiere e le minacce del Papa fino a non far più sapere a Simplicio la determinazioni intraprese (1, 5, 8); la lotta si concluse alla dipartita del Papa e senza che questi fosse riuscito a vincerla.
Negli anni nei quali tutto questo evolveva, in Roma, nel 472, Ricimero, generale romano di origine Gotica, aveva compiuto un primo saccheggio della città e, nel 476, l’ultimo Imperatore Romolo Augustolo veniva cacciato in esilio da un ulteriore invasore della capitale, Odoacre Re degli Eruli e ariano; era la fine dell’Impero di Roma in Occidente. Ma Odoacre «…colpito forse dai cortesi offici di Sua Santità, mai osò indurre novità alcuna a danno della Cattolica Chiesa…» (5); riconosciuto dal Senato e dall’Imperatore d’Oriente Zenone, Odoacre lasciò al Papa l’amministrazione del culto e della città: il papato si sostituiva all’Impero iniziando una parabola di potere che lo porterà, in forme diverse, ai giorni d’oggi. Simplicio «…ebbe l’onore di aver buttato le prime semente per la pur assai grande seconda Roma, la Roma dei Papi…» (9)
Assolse alla sua funzione pastorale su piani diversi: stabilì che le offerte dovessero essere divise per un quarto al Vescovo, un quarto al clero, il resto ai poveri e ai pellegrini (9); ordinò che nelle frazioni di Roma extramurarie e più remote, i sacerdoti potessero somministrare il Battesimo e la Penitenza; eresse quattro nuove chiese, due delle quali, Santo Stefano Rotondo al Celio e Santa Bibiana all’Esquilino, giunte fino a noi; salvò dalla distruzione i mosaici pagani di Sant’Andrea (5), nominò trentasei Vescovi affidando loro il vicariato per l’osservanza dei Canoni nei rispettivi territori al tempo stesso rimuovendo coloro che non si dimostrarono capaci dell’amministrazione dei beni della Chiesa (9).
In Tivoli fece erigere una chiesa dedicata a San Pietro sulle rovine della villa pagana di Scipione Metello ora detta zona Campitelli, una a San Silvestro (4), una a Maria Vergine «...sopra i ruderi della villa di Crispo Sallustio… non lungi dalla Porta di Santa Croce...» (5) nonché le primitive chiese di Santa Eufemia e la Basilica di Santa Sinforosa al 9° miglio della via Tiburtina dove traslò i corpi della Santa, del marito Getulio Zotico e dei suoi figli (6, 10).
L’eresia monofisita di Acacio e Zenone non era ancora risolta quando, il 10 marzo del 483, dopo quindici anni di pontificato, Simplicio morì. Le sue spoglie vennero deposte nella Basilica Costantiniana di San Pietro (10) nel portico dei Pontefici (2); ma con i lavori voluti da Papa Paolo V° il feretro fu traslato in un poliandro nelle Grotte Vaticane e fu perduto, confuso con quelli di altri Papi.
I Tiburtini peraltro conservarono e conservano tutt’oggi le sue reliquie nella Cattedrale di San Lorenzo nell’Armario della Sagrestia (3, 8) dove è anche presente un affresco voluto da Pio VII° nel 1816, così come un altare dedicato a Simplicio è nella Chiesa di San Pietro alla Carità.
Simplicio è annoverato tra i Santi della Chiesa Cattolica per l’opera, durata tutta la vita, di contrasto delle eresie.
Bibliografia
1) Bargellini Piero, Santi e Beati, 2001 www.santiebeati.it
2) Cascioli G, Gli uomini illustri della città di Tivoli, S.T.S.A., 1927, pagg. 57-62
3) Crocchiante Giovanni Carlo, L’istoria delle chiese della città di Tivoli, 1726, pag. 68
4) Gori Fabio, Viaggio pittorico-antiquario da Roma a Tivoli e Subiaco, Roma, 1855, pag. 36
5) Melchiorri Stanislao, Memorie storiche del culto e venerazione dell’immagine di Maria Santissima, Roma, 1864
6) Mosti Renzo, Storia e monumenti di Tivoli, Società Tiburtina Storia e Arte, 1968
7) Pennacchio Maria Cristina, Enciclopedia dei Papi, Treccani, 2000
8) Pierattini C. revisione Ferruti F., La Cattedrale di San Lorenzo in Tivoli, S. T. S. A., Tivoli, 2008, pagg.11-12
9) Virgilio Primitivo (Vincenzo Pacifici), Un gran Papa Tiburtino, B.S.S.A.T., anno XI, n°45, 1929, pagg. 1585-1587
10) Volpi Giuseppe Rocco, Vita di Santa Sinforosa…, 1734, pagg. 74-76