Cattedrale S. Lorenzo di Tivoli
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Il Duomo di Tivoli

E a forza di uscir presto tutte le mattine
e di rientrare tardi tutte le sere e di impegnarci
laboriosamente tutta la giornata,
credo che facemmo conoscenza di tutti i
particolari della città e della campagna circostante;
e in particolare, visitammo tante di
quelle chiese che io rinunciai a quella parte
dell’impresa prima che fosse compiuta a metà,
temendo di non andare poi mai più, di mia
spontanea volontà, in chiesa in vita mia

Arcinazzo Romano
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Arcinazzo Romano

È situato a 850 metri di altitudine, sui monti Affilani, alle falde del monte Pianezze (1.332 m).

Da sempre si è trovato in una posizione di confine: nell’Antichità con gli Equi e gli Etnici, poi, dopo molti secoli, tra lo Stato pontificio e la Campania marittima, attualmente tra la provincia di Roma e la Ciociaria. Il paese si chiamò Ponza d’Arcinazzo fino al 1892, forse perché originario da una famiglia Pontia che qui aveva vasti possedimenti.

Roviano, centro a struttura concentrica, è disposto sul fianco meridionale del monte Sant’Elia sopra un breve ripiano che domina il fondovalle
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Roviano

Roviano, centro a struttura concentrica, è disposto sul fianco meridionale del monte Sant’Elia sopra un breve ripiano che domina il fondovalle: in particolare controllava i traffici tra il Lazio e l’Abruzzo lungo la via Tiburtina.

Antico insediamento degli Equi, era già abitato nell’età del bronzo. Il nome forse deriva dalla gens Rubria che possedeva nella zona qualche fondo, chiamato Rubrianum, da cui Rubianum. La storia del borgo ricorda la giurisdizione dell’Abbazia di Subiaco (sec. IX), cui venne conteso dalle famiglie Colonna, poi dai Barberini e dai Massimo.

Anticoli Corrado
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Anticoli Corrado

È posto su uno sperone roccioso, alle pendici dei monti Ruffi, verso la piana di Arsoli. Si chiamò Fundus Anticulanum ed entrò nei possedimenti dell’Abbazia di San Cosimato e di quella di Subiaco. Fu, in seguito, prevalentemente feudo dei Colonna. Alcuni fanno derivare il nome di Anticoli dalla famiglia degli Antiochia, che aggiunse il secondo nome, Corrado, per ricordare il Corrado, magnificus et potens vir, discendente di Federico II.

Saracinesco
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Saracinesco

Paese incastonato tra i monti Ruffi tra pietre e dirupi. L’origine del nome del paese è ricondotta alla presenza dei saraceni, sec. IX-X, che, dopo aver devastato i monasteri di Subiaco, si sarebbero rifugiati su questi monti dopo la sconfitta del Garigliano del 949. La perfetta posizione strategica permetteva loro di depredare gli abitanti della fertile pianura del Giovenzano. Il toponimo è attestato nella carta lapidaria del 1052-1053, dell’abate sublacense Umberto, Rocca Sarraciniscum. Secondo questa nuova spiegazione, Saracinesco significa ‘cima montuosa di notevole altezza, inserita in un complesso di cime susseguentisi’

Subiaco
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Subiaco

È il più importante dei comuni della Valle dell’Aniene e fin dall’Antichità mèta di molti uomini illustri: imperatori, re, santi, uomini di stato, scrittori, pittori, nonché di viaggiatori.

La cittadina è costituita da un agglomerato di abitazioni, dominato dalla Rocca abbaziale. Seduce per la sua incomparabile bellezza paesaggistica, per le sue movimentate vicende storiche e per la ricchezza del patrimonio artistico.

I monasteri benedettini
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I monasteri benedettini

Fuori della cittadina di Subiaco, all’interno dei monti Simbruini, lungo il versante destro della Valle dell’Aniene, si trovano i Monasteri benedettini.

Il maggiore è il Protocenobio di Santa Scolastica, il più antico di tutti i monasteri benedettini del mondo, ed unico ad essere sopravvissuto nei secoli dei tredici fondati da Benedetto a Subiaco. Con i suoi chiostri, la sua chiesa e la sua importante biblioteca, resta a testimoniare le origini del cenobitismo occidentale.

Le vecchie cartiere
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Le vecchie cartiere

La zona delle cartiere si colloca in una vallecola, che dalla remota antichità si chiama ‘in Vesta’ (in dialetto tiburtino ‘Mmesti). Nella cartolina, risalente agli anni della I Guerra mondiale, si notano varie cartiere, sorte in tempi diversi, ed altri opifici. Il panorama, che osserviamo, è quello che si può vedere dagli edifici di Via della Sibilla, oppure dal Ponte di S. Martino, che vi sorge a metà strada.