The BIG APPLE
di Mara Piccoli
Era il gennaio 1920 quando il redattore sportivo John J. Fitzgerald chiamò la sua rubrica di ippica ‘Around the Big Apple’, avendo sentito gli scommettitori chiamare l’ippodromo di New York ‘la grande mela’ per indicare le grandi vincite. Successivamente negli anni ‘30 una tonda mela rossa divenne il compenso che percepivano i musicisti di jazz nei locali di Harlem, così da soprannominare New York come la ’Grande Mela’ quale capitale della musica. Anni dopo, nel 1971, ‘the big Apple’ fu utilizzato nello spot pubblicitario per promuovere una nuova immagine della città spesso vista come violenta e pericolosa, paragonandola ad una grossa mela rossa. Benché la vera origine del soprannome rimanga poco chiara, nel 1997, l’allora sindaco Giuliani ne attribuì la piena paternità a John Fitzgerald chiamando ‘Big Apple Corner’ l’angolo sud-ovest tra la 540 strada ovest e Broadway, dove il giornalista del New York Morning Telegraph abitò dal 1934 al 1963.
Il potere simbolico della mela ha una storia millenaria. Conosciuta dagli antichi come frutto della passione, la mela fu, nella mitologia greca, causa dello scatenarsi della guerra di Troia. Sono mele i frutti dell’immortalità del giardino delle Esperidi che Ercole, nella sua undicesima immane fatica, riesce a conquistare. Nell’albero di melo si identificava l’albero della conoscenza del bene e del male nella tradizione giudaico-cristiana, mentre nella cultura celtica era simbolo di immortalità e fertilità, di purezza e maternità, e veniva utilizzato per realizzare le bacchette magiche dei leggendari Druidi. Oltre a condividere le stesse origini etniche, culturali e linguistiche, le tribù dei Celti ebbero una medesima visione religiosa del loro fantastico paradiso, identificando l’Aldilà nell’isola britannica di Avalon, la cui etimologia deriva dalla radice indoeuropea della parola abel o avel, da cui apple in inglese, ed appfel in tedesco. Così ricca di alberi di melo da essere chiamata anche Insula Pomorum – appunto, Isola delle Mele – è anche nota perché è lì che venne forgiata, secondo la tradizione, Excalibur, la mitica spada di Re Artù.
In tempi moderni diverse motivazioni furono date alla mela morsicata come logo di Apple: perché era il frutto preferito di Steve Jobs o per omaggiare la casa discografica dei Beatles, la Apple Records di cui era fan, oppure per ricordare Alan Turing, pioniere dell’informatica, suicidatosi mordendo una mela che lui stesso aveva avvelenato con del cianuro.
Originaria dell’Asia Minore, dove se ne trovano le prime tracce, la mela, attraverso l’Egitto e la Grecia, arrivò in Europa dove, durante l’Impero Romano, venne decantata da poeti e da scrittori e fu raccomandata come diuretico e per la cura di disturbi gastrointestinali. Dopo il decadimento dell’agricoltura prodotto dalle invasioni barbariche, nel XV secolo si diffuse in Europa ed in Italia, e sbarcò in America nel XVI secolo.
È un frutto che può essere consumato fresco ma può offrire numerosi prodotti derivati: succo, dessert, sidro, aceto di mele ed un noto distillato, il Calvados, prodotto in Normandia, unica regione della Francia dove non è coltivata la vite. La sua produzione mondiale è attualmente concentrata per circa il 40% in Europa ed oggi è presente sulle nostre tavole in quasi tutte le stagioni grazie alle numerose varietà esistenti: le Golden Delicious (gialle) che rappresentano la metà della produzione dell’UE; le Red Delicious (rosse), le Renetta dal Canada, le Granny Smith, originarie dall’Australia, meglio note come Mela Verde, e ancora le mele Abbondanza, le Jonathan, e le uniche di produzione esclusivamente italiana, le Morgan e le Annurca.
Già ampiamente apprezzata tra i popoli nordici in virtù della sua qualità di mantenersi a lungo nel tempo, consentendone il consumo nei mesi invernali, da sempre la mela è considerata come un toccasana per la salute e la bellezza. La scienza moderna, sempre di più ne enfatizza i benefici come antinfiammatorio ed antiossidante. Un consumo regolare di mele aumenta gli enzimi antiossidanti (superossidodismutasi e glutatione perossidasi) nei globuli rossi e aumenta il potere antiossidante del plasma nelle ore successive all’assunzione. Attualmente, il valore raccomandato di unità ORAC degli antiossidanti (capacità di assorbimento di radicali liberi) da ingerire è tra 3.000 e 5.000 µmol al giorno (Tabella 1), pari circa ad una mela di 100 grammi.
Mentre non ha alcun effetto sui valori pressori, l’assunzione delle mele comporta in persone sane un miglioramento del profilo lipidico. Un grammo di pectina può ridurre il colesterolo totale ed i valori di LDL di 0.070 e 0.055 mmol/L rispettivamente. Nel 1996, uno studio evidenziò una riduzione del 43% della mortalità cardiaca in donne finlandesi che assumevano almeno 70 grammi di mela al giorno rispetto al gruppo che non ne mangiava. Anche uno studio condotto dallo Iowa Women’s Health Study su oltre 34.000 donne seguite per oltre 16 anni, ha confermato tali dati. Inoltre, se assunta con la buccia, sembra avere un miglior effetto benefico sulla funzione endoteliale sia in acuto che in cronico (Bondonno, 2018). E ancora, sempre più dati documentano come l’assunzione giornaliera di una mela moduli il microbiota intestinale, riducendo le concentrazioni di Fusobacterium e Firmicutes, e incrementando invece le popolazioni di Lactobacillus e Bacteroidetes (Wang, 2017). Ulteriori studi sono in corso su tale aspetto.
La scelta migliore ovviamente è la mela intera mangiata con la buccia; il succo di mela, specie quello commerciale, può essere un’alternativa poco salutare, dato il forte contenuto di zuccheri, portando ad un aumento di peso ed ad un aumentato rischio di obesità soprattutto nei bambini. Per ripulire una mela e poterla mangiare con la buccia, il metodo migliore testato è lasciarla immersa per circa 10 minuti in una miscela di acqua e bicarbonato di sodio (1 cucchiaio di bicarbonato in un litro d’acqua – J Agric Food Chem 2017).
Esistono ormai anche integratori – da mela Granny Smith (Applephenon®) e da mela Annurca (Nurvast®) – che hanno documentato, rispettivamente, una riduzione del 5-8% dl colesterolo totale, del 8-14% del colesterolo LDL, e un incremento del 5-15% del valore di HDL.
Secondo uno studio, ancora in fase sperimentale, condotto dall’Istituto Pascale e dal Dipartimento di Farmacia dell’Università di Napoli Federico II, anche la caduta dei capelli durante i cicli di chemioterapia potrebbe essere risolto da un integratore a base di mela annurca. I ricercatori hanno infatti osservato che l’utilizzo per alcune settimane dell’estratto procianidinico di mela annurca nei pazienti oncologici, preventivamente all’avvio dei cicli di chemio e durante il trattamento, sembrerebbe ridurre o bloccare la caduta dei capelli. Riscontro, questo, che è stato casualmente osservato in pazienti che già assumevano l’integratore per abbassare il colesterolo e che, una volta ammalati di cancro, si sono dovuti sottoporre a un ciclo di chemioterapia.